Serre dei Giardini Margherita

Via Castiglione 134, 40136 Bologna BO

Entriamo nel parco più grande di Bologna, 26 ettari di terreno aperti al pubblico da fine ‘800. Le Serre dei Giardini Margherita occupano solo una parte di quest’area verde che si trova nel centro di Bologna.

Nel 2014, il Comune con un bando pubblico, offre in concessione per 15 anni questa parte dei giardini con l’obiettivo di farli tornare alla città, adibiti a spazi in cui promuovere cultura e socialità. Il bando lo vince Kilowatt, società cooperativa che si occupa di consulenza, comunicazione e educazione. È lei che inizia l’opera di trasformazione di quello spazio in totale stato di abbandono che nel 2014 erano le Serre dei Giardini Margherita.

La voce che ci porta alle origini di questa storia è quella di Nicoletta Tranquillo, una delle fondatrici di Kilowatt, che ci accoglie alle Serre e ci racconta il progetto, mentre camminiamo tra le piante del giardino, le serre e gli orti. Non sono rigorose le forme di questo giardino, parti secche e parti verdi si combinano tra loro, foglie e rami sono a terra come il vento e l’autunno li hanno adagiati. La natura che ci circonda ospita, non è ospitata. È lei al centro di questa storia.

«Da quando siamo entrati per la prima volta in questo meraviglioso spazio verde abbiamo deciso di fare della sostenibilità ambientale una delle leve di rigenerazione dello spazio; di riattivare relazioni e dare significati nuovi al luogo. Imparando dalla natura, che gestisce sistemi complessi creando incredibili equilibri basati su relazioni multiple, vogliamo che Le Serre siano un luogo di rispetto, equilibrio, cura delle relazioni e tutela dell’ambiente». Queste sono le parole del gruppo di Kilowatt che racconta sul suo sito online l’avvio del progetto.

Una visione che ritroviamo in tutti i dettagli del racconto di Nicoletta. L’orto, di fronte al quale ci fermiamo intercettando un raggio di sole, è curato da una community garden che ha adottato la coltura sinergica e sperimenta semenze di diverse varietà, provenienti dai vari paesi dei partecipanti al gruppo.

C’è un ristorante, parte integrante del progetto, che usa solo prodotti biologici e locali. È al piano terra di un caseggiato basso, che è anche la sede di Kilowatt. E di questo gruppo Nicoletta si sofferma a raccontarci la “biodiversità”: «Abbiamo scelto di dare al lavoro la stessa qualità che ha il tempo libero, e questo progetto somiglia a ciascuno di noi. Se non fossimo stati così diversi per formazione e esperienze, non avremmo potuto costruire un’identità così multiforme per questo spazio, e non saremmo in grado di pensare a come cambiarla ogni giorno».

Un orto condiviso, il ristorante, lo spazio aperto dove promuovere attività culturali e di svago a partecipazione libera e anche un asilo nido, che sperimenta una didattica a stretto contatto con la natura e l’aria aperta.

Ci fermiamo lì per il pranzo. Il bello e il buono in queste esperienze vanno sempre insieme.

Per saperne di più: https://kilowatt.bo.it/

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