Velostazione Dynamo

Via dell'Indipendenza 71/l, 40126 Bologna BO

Il nostro viaggio nei luoghi dell’innovazione sociale ci porta, dopo Milano, a Bologna.
La Stazione Centrale è il luogo di ritrovo del nostro piccolo gruppo e da lì ci dirigiamo verso la velostazione Dynamo*, in direzione Centro Bologna.

È il via vai di persone che arrivano in bici ed escono con passo svelto a segnalarci l’ingresso della velostazione. «Sei venuto a lasciare la biga?» si salutano due con una rapida stretta di mano. La biga, la bicicletta, a Bologna la chiamano così.

Simona Larghetti, fondatrice di Dynamo, ci accoglie in questo grande fondo adibito un tempo a garage per auto, che invece ora ospita solo due ruote. Qui non si tratta solo di un cambio di destinazione d’uso: tutto quello che vediamo nasce attorno a una comunità, quella dei ciclisti, che iniziamo a conoscere più da vicino.

Simona ne fa parte, è arrivata in bici poco prima di noi, le guance un po’ arrossate e i guanti a mezze dita raccontano dell’aria fresca di fine autunno che l’ha accompagnata nel suo tragitto. La sua esperienza affonda le radici nel movimento #salvaciclisti nato nel 2012 per rendere più sicura la vita dei ciclisti sulle strade urbane ed extraurbane.

Un tema di sicurezza che poggia le basi su un’idea ben precisa di mobilità – più sostenibile, più salutare, più ecologica – che deve fare i conti con la città. E così nasce l’idea di un luogo per ciclisti dove custodire la bici, offrire servizi, promuovere socialità e cultura. È un bando del comune di Bologna che rende possibile la trasformazione di questa idea in un progetto, mettendo a disposizione i locali della vecchia autorimessa vicinissima alla stazione ferroviaria, sotto la scalinata del Pincio.

Ciò che caratterizza Dynamo è l’essenzialità. L’arredo di alcuni spazi dove sostare è fatto con materiali di recupero e forme di design: pneumatici, legno, camere d’aria di bicicletta che diventano sedute e punti di appoggio. In una nicchia scorgiamo un’officina con attrezzi e pezzi di ricambio. È ad uso dei ciclisti che qui possono riparare la loro bici o ingegnarsi per modificarne le prestazioni.
C’è una vasta area espositiva con biciclette munite di rimorchio per portare i bambini, e ci sono tutti gli accessori utili a chi ha fatto della due ruote il proprio principale mezzo di trasporto: caschetti, teli impermeabili, cestelli, borracce, indumenti sportivi o protettivi, cavi antifurto, luci segnaletiche. E spiccano i colori, le tonalità fluorescenti, perché i ciclisti, per strada, si devono vedere.
Il deposito dove lasciare la propria bicicletta è ricavato in uno dei tunnel che hanno fatto di questo spazio un rifugio antiaereo nella seconda guerra mondiale.

A un certo punto, una teca attira la nostra attenzione: sulle mensole, oltre il vetro, vediamo una serie di oggetti di natura diversa: piccoli elettrodomestici, attrezzature per il campeggio o per il giardino. Sono messi lì, in ordine come i libri. È Leila, la “biblioteca” di questi oggetti. Chiunque ne possiede uno e vuole metterlo a disposizione di altri, entra nel circuito di Leila e scambia o prende in prestito per periodi temporanei attrezzatura di vario tipo, a seconda della necessità.

È per tutto questo che pensare a Velostazione Dynamo solo come un luogo dove noleggiare o parcheggiare una bici è riduttivo. Qui, in questo luogo spartano ma curato, accogliente, si percepisce la vita di una comunità che condivide codici, linguaggi e abitudini ed è anche aperta, dinamica e propositiva.

«Stiamo lavorando per recuperare un’altra ala del fondo e farci eventi, lo spazio è grande e libero e si presta sia come locale in cui fare musica e ballare che come luogo di incontri a tema. E poi c’è il cibo, la ristorazione: vorremmo attrezzarci per offrire mangiare e bere, in una formula semplice ma piacevole.»

E il cibo, ci dice Simona, gioca un ruolo importante per la sostenibilità del progetto: fare ristorazione consentirebbe a Velostazione Dynamo di continuare a offrire i propri servizi senza ritoccare i costi al rialzo; stabilizzare alcune persone che ne fanno parte in modo continuativo; ristrutturare la parte che resta di questo grande salone.

Per la prima volta da quando è iniziato questo viaggio entriamo nel business model del progetto: attraverso il dettaglio che Simona ci offre sullo sviluppo di Dynamo, riusciamo a comprendere meglio anche le esperienze che abbiamo già incontrato.

Il bando è un finanziamento a termine, consente il lancio di un progetto imprenditoriale, l’avvio della start-up, ma ne tiene in sospeso le sorti.Fin dai primi passi, diventa chiaro che l’orizzonte a cui tendere non può essere un nuovo finanziamento ma il decollo dell’impresa, l’autonomia.

Dal racconto di Simona rifletto che è il presente il tempo che ospita molte delle storie che abbiamo ascoltato. Il futuro è negli occhi di chi racconta e nel cambiamento continuo di queste esperienze.

È ora di andare. Lasciamo i nostri bagagli da Dynamo che offre anche questo servizio e ci incamminiamo verso le Serre dei Giardini Margherita.

Per saperne di più: https://dynamo.bo.it/

*questo luogo non è più in attività

To top